mercoledì 2 marzo 2011

TU SEI PAZZO, DISTRICT OF COLUMBIA!


Notte di Bronzo.

Nessuna redenzione. Nessun riscatto. Nessuna possibilità. Docili libellule  sfioravano teneramente lo specchio cerebrale che Eugene cercava inutilmente di acquietare da anni, questi insetti leggeri lo rendevano pesante e muto, erano queste che lo rendevano così sconfinato e sconfitto da tempo.

Queste tornavano crudeli a posarsi sull’ impercettibile pellicola  che abbracciava il liquido, disegnando cerchi e fronti d’onda.

Libellule a miliardi scendere nel suo cervello; nugoli; valanghe appoggiarsi e tornare in volo armoniose per restare dentro la sua testa e carezzarlo; carezzare il suo interno.

Notte.
Sigaretta fuori al freddo. Solo.
Pisciato dentro il lavandino prima d’uscire di casa. Una canzone in testa. Io sono il tricheco? Seduto su un fiocco di mais ad aspettare la macchina che doveva venirlo a prendere.
Un tunnel di lampioni persi nella nebbia.
21 dicembre. Fra due anni svaniremo, se tutto va bene.
Le ore di sole in crescendo. Le giornate saranno più lunghe di qui in avanti.
I commentari ai dialoghi platonici, la nausea di A.

Nessuna possibilità. Nessun riscatto da pagare. Nessun rapimento. Increspature sull’acqua da registrare. Le azioni sono cerchi d’onda. Era tutto pessimo. Lei stava meglio di lui.
“Ha il cuore forte”, avevano detto i dottori. Una canzone in testa. Scu.. Scusi.. la direzione per la piazza?

Buio.
Sigaretta appoggiato alle porte della cecità. Solo. Solo non volevo finisse così. E’ un insulto.

Vi diranno. Vi diranno. Quel che vi diranno non ha nessuna importanza. Nessuna fottuta importanza. Il Messia coprofago autoingoiantesi. Vi diranno. Vi han detto. Quello che vi han detto non conta nulla. I segreti di stato e le corporazioni. Il potere economico tradotto in potenza legislativa. Le verità sulla biografia di W. Shakespeare.

Eugene soffiava in alto il fumo della cicca che si scioglieva con il vapore acqueo che condensava nell’aria torbida di pianura.
Gli avevano detto. Quello che aveva letto.
Nel referto riguardante le cause della morte di suo padre era tutto scritto chiaro. Infarto, ipertensione. Morte per attacco di cuore. Una notte d’Autunno. Una notte limpida e fresca, d’argento.

Le ragioni ufficiali accennano appena la verità. I fatti nella loro integrità.
Sapeva d’averlo ammazzato lui. Gocce di giorno.
Pisciato nel lavandino della lavanderia prima d’uscire. Come usava fare lui.
I segreti.
Restato tutto il giorno steso sul divano verde. Come usava fare lui.
Fumata una dose di brown sugar. Questo papà non lo faceva. Non l’avrebbe mai fatto.

Sì. Sono molto lontano da casa.
Sì. Sto solo male. Ma è solo un periodo. Passerà.
Si aggiusterà tutto. E invece. Nessuna possibilità.
Le ultime parole che suo padre gli aveva rivolto erano state queste: <<Tu sei pazzo, dio can!>>.
Ma non merita d'esser giudicato per questo.



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