venerdì 31 dicembre 2010

LA FINE E' IL MOMENTO PER COMINCIARE

La sorridente reclame della stuffer sorriderà sempre, - mi piace!-
vedranno un giorno la tua epigrafe sulla copertina
di vogue - mi piace!- sarà l’epitaffio.
Le città, le città: che straripano menorree tessuto elicoidale di utero morto,
desolati rifugi
grandiose rovine in costruzione a centinaia; migliaia.
Tacchi alti, cappelli dimenticati sulle poltrone delle sale d’aspetto,
spine che spillano spilli & birra ai mirtilli.
Borse della spesa distributori automatici di gomme e cazzi di gomma,
grandiose grandiose rovine in espansione.
L’acquario sarà anche grande, ma pur sempre un acquario,
“civiltà” rincalzatrice del tempo giocattolo dei cieli
tomahawk disperata pistola di cancro
sedia elettrica d’infarto
volo di morte che si schianterà al suolo come un aborto.

La copertina di rolling stone, una reunion dei pistol&rose nel 2021.
Sono tornati in voga i giubbottini in jeans con le toppe e le
giacche con le spalline.
Satiri metallici esplodono sopra Istanbul contro l’empire state building
& le piramidi di giza. Templi d’elettroni torce di stendardi.
Con posti a sedere,
ampio parcheggio
chiuso il lunedì.
Applausi e grida. Il più grande pubblico.
Un pandemoniosanna di primavera
che viene con la sua veste tromba dell’universo sbocciando & saltando
traboccando liquido d’odio esplodendo in raggi colorati di granata.

Le stelle ruote di pioggia di luce incandescente, fornace
che si distende sui pianeti carnaio,
diluvi dal grembo invocante che vomita turbini
il tuo ventre squarciato saluti stellati di iena
lungo un paradiso verde
dio è un silenziatore vergine annunciato da angeli
sigillati dentro la sua tomba.
E c’è un inferno per i canti, i canti del “mondo”, altri canti, il lunghissimo canto americano.
Lo schermo di hollywood è un sole sulla montagna, gigliale annuncio di una nuova produzione paramount.
Una ghirlanda/testa topo gravido di tutte le nazioni del “globo” a scope alzate.
Un acme di urla, lirico tuono cieli di metallo, cieli di giorni, nubi di oceani.
Radici doloranti. E si. Greg. Avevi ragione.
Avevate ragione. Ma non conta.

Sono venute bombe da magistratura. E bombe di maradona. E bombe sui treni, alle stazioni & negli aeroporti. Pallottole soffici.
E altre copertine di “famiglia cristiana” con il papa che sorride.
E nuovi episodi di “belli”. E altra merda.
E ancora ne verranno. E ci estingueremo.
Involucri neri di pianto e disperazione, ghisa poderosa, si piantano ogni ora
sui ringhianti imperi della “terra”.
E non ho ancora una madre assoluta.
E non stiamo facendo la cosa giusta. Perché la plastica reclame di d&g resterà in posa per sempre.
E quelle altre ammiccanti,
e quelle che invitano all’essere stupidi celebrando l’essere coglioni (esperti pubblicitari se la ridono autocelebrando la loro presunta doppia sconfinata intelligenza che si erge sulla massa di là dal cartellone),
e quelle solo labbra, e quelle solo gambe.
E tutto sommato non ci trovo ancora una cazzo da ridere.

Finché la gente starà per la strada sognando le ferie, cercando di dimenticare la giornata di lavoro, rivendicando le ore non pagate di straordinario sbavando ad una vetrina in allestimento non avremo mai coscienza del rifugio antiatomico in cui siamo, in cui siamo cresciuti. Come pescetti dentro una boccia. Giriamo intorno. Intorno. Intorno.
A proposito Greg. Cosa fai per capodanno? Ho degli amici che si sono organizzati per Berlino. Fammi sapere.
Tanto non ci vado era così per dire.  





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